26 ° Gruppo Squadroni AVES “Giove”

La nascita dell’elicottero e il suo impiego nei tempi moderni

L’elicottero rappresenta una delle conquiste tecnologiche più straordinarie del XX secolo, un mezzo aereo che ha rivoluzionato il trasporto, la sicurezza e le operazioni militari. La sua origine affonda le radici in studi e teorie antiche, ma è solo con il progresso tecnologico che si è potuto realizzare un velivolo efficiente e manovrabile. L’idea di un dispositivo capace di sollevarsi verticalmente senza la necessità di una lunga pista di decollo risale almeno al Rinascimento. Nel XV secolo, Leonardo da Vinci concepì un progetto chiamato “vite aerea”, un dispositivo elicoidale che avrebbe dovuto sollevarsi grazie alla spinta dell’aria. Sebbene irrealizzabile con le tecnologie dell’epoca, il concetto anticipava il principio di funzionamento degli elicotteri moderni. Nei secoli successivi, numerosi inventori tentarono di creare macchine volanti basate sulla propulsione verticale. Tuttavia, fu solo nel XX secolo, con l’avvento di motori più potenti e leggeri, che si iniziarono a sviluppare prototipi funzionanti. Il primo elicottero capace di un volo controllato fu il Focke-Wulf Fw 61, sviluppato in Germania nel 1936 da Heinrich Focke. Tuttavia, fu l’inventore russo naturalizzato statunitense Igor Sikorsky a perfezionare il concetto, sviluppando nel 1939 il VS-300, che divenne il prototipo per gli elicotteri moderni con un rotore principale e un rotore di coda per la stabilità. Un contributo importante venne anche dall’ingegnere italiano Corradino D’Ascanio, che progettò uno dei primi prototipi di elicottero in Italia negli anni ’30, gettando le basi per lo sviluppo di velivoli a decollo verticale. Negli anni successivi, la tecnologia degli elicotteri si affinò notevolmente, trovando impiego inizialmente in ambito militare durante la Seconda Guerra Mondiale. La Guerra di Corea (1950-1953) segnò il primo utilizzo massiccio di elicotteri per il trasporto di truppe e il soccorso medico, un ruolo che si consolidò ancor di più nella Guerra del Vietnam (1955-1975), con modelli iconici come il Bell UH-1 Iroquois, noto come “Huey”. Oggi, l’elicottero è un mezzo essenziale in numerosi settori. In ambito civile, viene impiegato per il trasporto passeggeri, il soccorso alpino, la lotta agli incendi boschivi e il controllo del traffico. La sua capacità di atterrare e decollare in spazi ridotti lo rende insostituibile in missioni di emergenza e in ambienti urbani. In campo militare, gli elicotteri continuano a essere una risorsa strategica, utilizzati per trasporto tattico, sorveglianza e combattimento. Modelli avanzati come l’AH-64 Apache e l’NH90 dimostrano come l’innovazione tecnologica abbia reso questi mezzi sempre più sofisticati e versatili. L’evoluzione continua con lo sviluppo di elicotteri a propulsione elettrica e modelli a pilotaggio remoto, che potrebbero rivoluzionare ulteriormente il settore nei prossimi decenni.

     Roberto Marchetti

26° Gruppo Sqd. ALE “Giove”

Origini

Il 26° Gruppo Squadroni è stato uno dei reparti di volo più prestigiosi dell’Aviazione dell’Esercito, secondo in ordine di costituzione sull’aeroporto di Pisa tra le unità ad ala rotante. La sua origine risale al 1° luglio 1966, quando, in base al Provvedimento 900-S/15162571 del 4 giugno dello stesso anno, venne istituita la Sezione Elicotteri di Uso Generale (SEUG) con il compito primario di fornire supporto ai lanci umani della Brigata Paracadutisti di Livorno e della Scuola Militare di Paracadutismo (SMIPAR), oltre a soddisfare le esigenze operative dei suddetti reparti nei limiti delle proprie capacità. Il comando della nuova Sezione venne affidato al Maggiore Aldo Mangione, un ufficiale paracadutista con la qualifica di “pilota osservatore” e “pilota di elicottero”, che già da tempo, presso il CAALE di Viterbo, si era fatto promotore della necessità di un’unità elicotteristica in seno alla Brigata Paracadutisti. L’organico iniziale era estremamente ridotto e comprendeva solo due ufficiali piloti subalterni, sei sottufficiali, due graduati (Boschi Bruno e Cavallo Rosario) e tredici militari di truppa. A questi si affiancava una dotazione altrettanto essenziale di mezzi: due elicotteri Agusta Bell AB-205 di prima serie, identificati con le matricole EI 250 ed EI 251, ai quali nel 1967 se ne sarebbe aggiunto un terzo in conformità con la prevista dotazione organica della Sezione. L’assegnazione operativa della SEUG si tradusse nella scelta di un nominativo radio distintivo: “Para”, seguito dal numero individuale dell’elicottero impiegato nelle missioni. L’infrastruttura di supporto era altrettanto spartana, con la Sezione costretta a operare in condizioni logistiche precarie. Le prime sistemazioni furono infatti ricavate in metà hangar Savigliano binato, con relativa appendice ovest, concesse in uso dall’Aeronautica Militare a partire dal 25 luglio dello stesso anno. Oltre agli elicotteri, la Sezione disponeva di una manciata di automezzi e alcuni apparati per le trasmissioni, strumenti essenziali per garantire il funzionamento delle operazioni di volo e il collegamento con le unità paracadutiste a terra. L’istituzione della SEUG segnò un passaggio fondamentale nella storia dell’Aviazione dell’Esercito, ponendo le basi per un’evoluzione operativa che avrebbe reso l’ala rotante uno strumento imprescindibile per il supporto delle unità aviotrasportate. Il Maggiore Mangione, con il suo impegno e la sua visione strategica, contribuì a plasmare un’unità che nel tempo sarebbe cresciuta fino a diventare il 26° Gruppo Squadroni, acquisendo un ruolo di rilievo all’interno dell’Aviazione dell’Esercito Italiano. La nascita e i primi anni della Sezione riflettono la determinazione e la capacità di adattamento delle forze armate italiane, che in un contesto logistico e operativo non sempre favorevole riuscirono a sviluppare una componente elicotteristica altamente efficiente e in grado di rispondere alle esigenze della Brigata Paracadutisti.

     Roberto Marchetti
Fonte: “Volando sul campanile” di Paolo Farina