L’attività massonica a Pisa

Foto: tratta dalla rete
Massoneria e Società Segrete a Pisa durante il Periodo Napoleonico
Durante il periodo napoleonico, Pisa si distinse dalle altre città toscane per una stabilità politica e sociale che vide la Massoneria locale attraversare questo periodo senza i grandi cambiamenti che invece caratterizzarono altre realtà toscane. L’esperienza bonapartista, seppur breve, provocò ovunque grandi e radicali trasformazioni. Tuttavia, a Pisa, il nuovo sistema di governo imperiale, che si basava su un’amministrazione decentrata, trovò terreno fertile grazie alla presenza di funzionari locali tecnicamente preparati e ben radicati nel tessuto sociale.
Nonostante l’avvento del governo napoleonico, non ci furono grandi traumi o sostanziali revocazioni di privilegi acquisiti. Molte nobili famiglie pisane, infatti, si videro semplicemente assegnare nuovi titoli nobiliari napoleonici. Questa stabilità contribuì a mantenere Pisa lontana dalle “mode contingenti” che investirono altre città toscane, riducendo anche l’impatto delle reazioni popolari antimassoniche del periodo della Restaurazione.Massoneria e Carboneria
La Massoneria pisana, pur ufficialmente schierata con Napoleone, vide una parte dei suoi membri radicalizzare le proprie posizioni in senso repubblicano e democratico. Questi individui preferirono promuovere organizzazioni collaterali, vicine per ritualità e cultura alla Massoneria, ma politicamente impegnate in prima linea. Tra queste organizzazioni, i primi fermenti furono rappresentati dai Carbonari, cui seguirono le società degli Adelfi e dei Sublimi Maestri Perfetti, promosse dal pisano Filippo Buonarroti e attive in tutta Europa.
Le autorità locali spesso faticavano a distinguere le diverse appartenenze tra queste società segrete. Nei primi rapporti di polizia si denotava una grande confusione, ma anche una certa tranquillità riguardo alla non pericolosità del fenomeno in Toscana. Un rapporto dell’Ispettore di polizia di Firenze del 16 novembre 1814 descriveva la setta dei Carbonari come avente per scopo la distruzione dei regnanti, ad eccezione del capo della Massoneria, anche se l’informazione non era del tutto precisa.

Le Società Segrete e il Controllo della Polizia
Nonostante la formalità legalista della Massoneria, le nuove società segrete, spesso emanazioni delle logge massoniche, operavano nell’illegalità con fini prettamente politici. La polizia cominciò quindi a esercitare un controllo preventivo anche sugli Adelfi, come testimoniato dalla spia Valtancoli, che descriveva la setta come particolarmente potente e ambiziosa nell’acquisizione del potere. Tuttavia, l’attività di polizia si limitava a una semplice sorveglianza, senza provvedimenti di particolare urgenza.

La Diffusione delle Idee di Saint-Simon
A Pisa, le idee di Saint-Simon si diffusero grazie a un gruppo di giovani animatori della vita latomistica cittadina, tra cui Giuseppe Montanelli, Enrico Mayer e Silvestro Centofanti. Nel 1832, questi fondarono una chiesa sansimoniana all’interno del Collegio di Santa Caterina. Montanelli ricorda il suo impegno all’interno della setta come un tentativo di conciliazione tra materialismo e spiritualismo, cercando di realizzare un socialismo cristianeggiante ispirato anche da un culto della scienza.
L’anno successivo, Montanelli entrò nella Carboneria, radicalizzando le sue posizioni politiche. Da questo periodo, il suo nome apparve frequentemente nei rapporti di polizia come individuo politicamente pericoloso, termine che da lì in poi contraddistinse molti massoni impegnati nei moti risorgimentali.

La Rete Internazionale della Massoneria
Pur essendo organizzazioni distinte, la Massoneria riconosceva i carbonari come “buoni cugini”, con costituzioni e rituali simili. I carbonari potevano ottenere il riconoscimento dei gradi acquisiti nelle “alte vendite”, giacché anche la Carboneria era un’organizzazione iniziatica strutturata su gradi di Apprendista, Compagno e Maestro.
Questi fermenti animarono la vita risorgimentale, caratterizzata dallo sviluppo delle società mazziniane, dai dibattiti nelle sedi universitarie e dalla partecipazione di molti massoni alle guerre di indipendenza. Gli studenti e i docenti pisani furono protagonisti nella battaglia di Curtatone e Montanara, e molti massoni, formatisi nei cortili della Sapienza, si distinsero come politici impegnati nelle esperienze di governo democratico, fino ad arrivare al triumvirato Montanelli-Guerrazzi-Mazzoni.
La storia della Massoneria e delle società segrete a Pisa durante il periodo napoleonico e successivo rappresenta un affascinante capitolo di intrecci tra politica, cultura e movimenti rivoluzionari, evidenziando il ruolo centrale della città nella nascita di una nuova identità culturale e politica europea.

Roberto Marchetti

 

Fonte: Ippolito Spadafora Pisa e la massoneria Edizioni ETS