Il mercenario
Sono morto nel Katanga,
venivo da Lucera,
avevo quarant’anni
e la camicia nera. Di me la gente dice
che sono un mercenario
soltanto per bottino
soltanto per denaro. Ma adesso che son steso
guardate nel mio sacco,
ci troverete un mitra
e un’oncia di tabacco. Invano cercherete
soldi nel tascapane,
li ho spesi proprio tutti
insieme alle puttane. Amavo una ragazza
di razza Congolese
ma l’ho perduta ai dadi
con Jimmi l’Irlandese. Se io fossi rimasto a casa
là nella mia Lucera
avrei la moglie grassa,
i figli e la pancera. Avrei la moglie grassa
le rate, la seicento,
mutua, televisione
panciotto, doppiomento. Invece sono andato
in giro per il mondo
adesso sto crepando
quaggiù nel basso Congo. Salvai monache e frati
dal rogo del ribelle
ma il Papa se ne frega
se brucia la mia pelleLa mia pelle brucia
in questo letamaio,
ma l’ONU se ne frega
perchè son mercenario.
I fuochi sono spenti
ormai scende la notte,
addio verdi colline,
addio dolci mignotte. Addio dolci bambine
coi fiori tra i capelli,
ragazze senza nome
lasciate nei bordelli. Coi nostri baschi rossi
ho fatto una bandiera,
portatela agli amici
che invecchiano a Lucera.
Viva la morte mia
viva la gioventù
viva la morte mia
viva la gioventù.