Più volte il cap. med. Atella dirigente sanitario del Rgt. venuto sin nelle nostre posizioni aveva manifestato l’utilità di impadronirsene, ma mentre di giorno era impossibile recuperarla, di notte il rumore avrebbe potuto richiamare l’attenzione del nemico, che facilmente avrebbe avuto ragione di tutti gli uomini sortiti con tale scopo, dato che il terreno era al completo scoperto.
Fu la notte del 12 settembre che, uscendo di pattuglia con il Serg. Magg. Neri, riuscimmo ad avvicinarci all’autoambulanza, che era rimasta insabbiata con le ruote posteriori. Con un po’ di sterpi e di tavole riuscimmo a metterla in carreggiata ed a spingerla più sotto le nostre linee.
Quella autoambulanza che fu l’orgoglio del Cap. Atella svolse egregiamente il suo compito trasportando feriti e durante la ritirata fu molto utile.
Il 20 settembre il nemico bombarda più intensamente le nostre linee, proiettandovi obici di natura diversa da quelli fin allora usasi; emanavano odor di zolfo e mozzavano il respiro. Uno di questi proiettili cadde fragorosamente ai margini della nostra buca dove mi trovavo con il Ten. Battaglia; ne fummo investiti da quell’acre odore e dovemmo resistere, fino al cadere della sera, senza poterci muovere.
A sera fui colto da febbre e da difficoltà – -di respirazione, ed il Cap. med. Atella dopo alcune prescrizioni disintossicanti mi avviò verso il centro logistico do El Daba per alcuni giorni di riposo.
Lì rimasi 4 giorni e mi resi conto degli sforzi compiuti dal Feltrami per organizzarlo.
La profezia del Magg. Sivo si stava avverando ed il Cap. Feltrami è felice di farmi constatare i progressi ottenuti nella base, che egli considera come una sua creatura.
Io raccolgo fedelmente quanto constato e quanto egli mi disse, e lo riporto nel mio diario affinché la sua opera non sia dimenticata nei fasti della Folgore.
Egli che non era paracadutista fu vicino a noi nelle vittorie e nelle ore tristi, e la sua assistenza, il suo coraggio furono fattori determinanti nelle battaglie e nei ripiegamenti della Div. Folgore.
La base della Folgore si estendeva nella conca di Sajet Abu Tina ed il centro logistico avanzava dalle colline, che fiancheggiavano la litoranea asfaltata, al mare, e verso l’interno fino alla minuta oasi di Luftganstab.
La base logistica di El Dabà distava circa 100 km. Dalla linea. Nell’agosto del 1942 era formata da una baracca in muratura che era un antico comando inglese e da un pozzo con delle vasche usato dagli inglesi come bagni. Il nemico abbandonandolo aveva avuto la cura di far saltare tute le attrezzature e di avvelenare, con l’immissione di fenolo, le acque del pozzo. La risoluzione del, problema dell’acqua era di importanza capitale per i nostri reparti, che la ricevevano in misura adeguata con autobotti provenienti da Marsa Matruh e da Fuka. D’altra parte sia l’ufficio di Marsa Matruh sia il Comando tedesco avevano preconizzato l’impossibilità materiale di utilizzare il pozzo, che richiedeva un poderoso lavoro di bonifica.