Reduci delle Patrie Battaglie

 

Negli anni ottanta del XIX secolo, Pontedera fu teatro della nascita di una delle più significative associazioni dedicate a preservare lo spirito risorgimentale: la “Società dei Reduci delle Patrie Battaglie e Fratellanza Militare”. Questa società aveva lo scopo di mantenere vivi gli ideali che avevano ispirato coloro che si erano battuti per l’unità d’Italia, propagando l’irredentismo e il culto della patria attraverso cerimonie commemorative e raccogliendo coloro che avevano partecipato ai moti risorgimentali. Nel 1884, alla fervente sezione di Pontedera, nota per la sua polemica anticlericale e razionalista, si affiancò la sezione di La Rotta. Questa nuova sezione fu costituita tra coloro che avevano preso parte alle campagne per il riscatto nazionale e i militari dell’esercito. L’intento della società non si limitava solo alla memoria storica, ma abbracciava anche la mutua assistenza morale e materiale, promuovendo la fratellanza tra tutti i soci senza distinzioni di grado, condizione sociale o orientamento politico. Uno degli sviluppi più importanti fu la creazione, il 28 febbraio 1882, di una speciale sezione denominata “Compagnia di Pubblica Assistenza”. Questa sezione, diventata autonoma nel 1889, si aprì anche a coloro che non facevano parte della società promotrice, costituendo il primo embrione dell’attuale Pubblica Assistenza di Pontedera. La società manteneva la propria individualità ma collaborava attivamente con altre società di mutuo soccorso, rimanendo sempre presente nelle ricorrenze e attirando un vasto seguito di partecipanti alle cerimonie organizzate. Nel 1888, il Sottocomitato Locale di Pontedera vide la luce, con il Dottor Francesco Supino come primo presidente. Questo rappresentava un significativo riconoscimento del ruolo degli esponenti della comunità ebraica e dei medici nell’organizzazione locale. La città aveva già una solida base popolare per la nascita della Croce Rossa, supportata dalla presenza delle sezioni della Società dei Reduci delle Patrie Battaglie e della Fratellanza Militare. Nel primo Novecento, una delle figure più importanti della Fratellanza Militare fu Serafino Boschi. Attivo e stimato in città, Boschi ricoprì ruoli significativi nell’amministrazione comunale e fu presidente dell’Ospedale “Felice Lotti” nel 1934. Sotto la sua guida, la Società dei Reduci delle Patrie Battaglie continuò la sua attività fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando un altro conflitto chiamò alle armi i cittadini di Pontedera. Nel luglio 1917, l’associazione dei Reduci delle Patrie Battaglie di Pisa si distinse ulteriormente iscrivendosi come socio perpetuo della Croce Rossa, versando la somma di 100 lire, come richiesto dalle normative. Tuttavia, per Pisa non sono al momento reperibili informazioni dettagliate. Questo gesto evidenziava l’impegno della società nel sostenere cause umanitarie e l’importanza di collaborare con organizzazioni che condividevano i loro ideali di assistenza e solidarietà. La storia della “Società dei Reduci delle Patrie Battaglie e Fratellanza Militare” di Pontedera e delle sue sezioni è un ricordo tangibile dell’impegno e della dedizione di coloro che hanno lottato per l’unità e il benessere dell’Italia. Le loro azioni hanno lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva, ispirando le generazioni future a preservare e onorare i valori di libertà e fratellanza.

Presumibilmente, Giosafatte Baroni fu il Presidente dell’Associazione dei Reduci delle Patrie Battaglie con sede a Pisa. L’articolo pubblicato ha lo scopo di fornire un’idea chiara su cosa fosse questa associazione e quali fossero le sue attività.

Roberto Marchetti

 

Fonti;

La Nazione – non è stato possibile risalire alla data di pubblicazione dell’articolo
Storia della Croce Rossa in Toscana dalla nascita al 1914 – studi a cura di Fabio Bertini, Costantino Cipolla, Paolo Vanni. Edizione Franco Angeli
Massimo Vitale “Però mi fo coraggio” Edizioni ETS

 

 

 

 

Cacciatori degli Appennini

I Cacciatori delle Alpi: L’Epopea dei Volontari di Garibaldi
Il 17 marzo 1859, un decreto reale segnò la nascita del corpo volontario dei Cacciatori delle Alpi, sotto il comando del leggendario Giuseppe Garibaldi. Questo corpo speciale fu creato con l’obiettivo di difendere le vallate alpine durante il conflitto imminente, e inizialmente stabilì un deposito a Cuneo, presto seguito da due ulteriori depositi a Savigliano.
L’entusiasmo patriottico e la volontà di contribuire alla causa attirarono un numero straordinario di volontari, rendendo necessario l’apertura di un quarto deposito ad Acqui il 16 aprile 1859. Questo nuovo deposito fu la culla di un altro corpo di volontari, i “Cacciatori degli Appennini”, il cui scopo era di rinforzare le file dei Cacciatori delle Alpi.
Alla vigilia dell’inizio delle ostilità, i Cacciatori delle Alpi erano già una forza significativa, composta da tre reggimenti per un totale di circa 3.300 uomini. La determinazione di questi uomini era evidente, pronti a rispondere alla chiamata di Garibaldi per la difesa del territorio italiano.
Nel luglio dello stesso anno, l’inclusione di un reggimento dei Cacciatori degli Appennini, composto da circa 1.800 uomini, portò alla formazione del 4° reggimento. Questo nuovo reggimento si unì ai ranghi dei Cacciatori delle Alpi, con una forza complessiva che ora contava quattro reggimenti. Contemporaneamente, iniziò anche la formazione di un 5° reggimento, segno dell’entusiasmo e del supporto popolare per la causa.
Giuseppe Garibaldi, con la sua reputazione di abile stratega e leader carismatico, aveva la responsabilità della difesa delle vallate alpine. Le sue truppe, ora rafforzate dal nuovo reggimento dei Cacciatori degli Appennini, erano pronte per affrontare le sfide che li aspettavano. Sebbene questo reggimento appena formato non avesse ancora avuto l’opportunità di battersi in battaglia, l’addestramento e la motivazione dei suoi uomini promettevano un contributo significativo alle operazioni militari.
L’istituzione e la crescita dei Cacciatori delle Alpi rappresentano un capitolo significativo nella storia del Risorgimento italiano. Il fervore patriottico e l’impegno dei volontari sotto la guida di Garibaldi sono testimonianza di un periodo in cui la volontà di unire e difendere l’Italia era più forte che mai.

Roberto Marchetti

Fonte: ilpostalista

 

 

 

 

 

Giosafatte Baroni

Giosafatte Baroni: Una Vita di Passione e Impegno Politico
Nato a Pisa il 21 ottobre 1827(1), Giosafatte Baldassarre Marchionne Baroni fu una figura di spicco nel panorama politico e patriottico dell’Italia del XIX secolo. La sua vita fu segnata da una fervente partecipazione ai movimenti per l’indipendenza e la ricostruzione del Gran Ducato di Toscana.

Già in giovane età, Baroni si unì ai movimenti cospiratori contro il governo lorenese, il che lo costrinse a emigrare in Corsica. Nel 1848, all’età di ventuno anni, si unì al Corpo di Spedizione Toscano, combattendo valorosamente a Curtatone e Montanara nelle file del Battaglione Civico pisano-senese inquadrato nel IV Reggimento dei Cacciatori degli Appennini. Ferito e catturato dagli austriaci, fu imprigionato ma successivamente rilasciato, tornando a combattere l’anno successivo nella Battaglia di Novara.

La sua vita politica fu segnata da continue tensioni con le autorità, venendo ammonito più volte dalla polizia per le sue presunte connessioni con associazioni sovversive. Nel 1854 partecipò al fallito moto mazziniano a Pisa e nel 1859 si unì come cacciatore volontario al 1° Reggimento Cacciatori delle Alpi guidato da Garibaldi nella Seconda guerra d’indipendenza.

Baroni, un fervente seguace dei principi mazziniani, ricoprì importanti incarichi, tra cui la presidenza dell’Associazione dei Reduci delle Patrie Battaglie e la fondazione della sezione pisana dell’AIL (Associazione Internazionale dei Lavoratori). La sua partecipazione alla Terza guerra di indipendenza nel 1866 e alla sfortunata Battaglia di Mentana nel 1867 al fianco di Garibaldi ne fecero un eroe nazionale. Nel 1871, divenne membro del Consiglio direttivo della Società democratica internazionale, rappresentando la componente garibaldina.
Nel corso degli anni, Baroni continuò il suo impegno politico e sociale, assumendo la presidenza dell’Associazione di Mutuo Soccorso fra i volontari superstiti delle patrie battaglie nel 1872. Tuttavia, dopo il 1875, si allontanò gradualmente dal movimento internazionalista.

Nel 1884, a Pisa, fu fondatore e Comandante della Croce Rossa, una Compagnia di mutua assistenza. Giosafatte Baroni si spense il 5 maggio 1899 a Pisa, lasciando dietro di sé una ricca eredità di impegno politico e sociale nella storia dell’Italia unita.

L’Eredità di Giosafatte Baroni
La vita di Giosafatte Baroni rappresenta un capitolo significativo nella storia del Risorgimento italiano. La sua dedizione alle cause patriottiche e sociali, la partecipazione attiva nei movimenti di liberazione e la leadership in diverse associazioni testimoniano il suo instancabile impegno per un’Italia unita e democratica. La sua eredità vive nei racconti delle battaglie a cui partecipò e nelle istituzioni che contribuì a fondare, incarnando i valori di libertà e giustizia per cui lottò tutta la vita.

Roberto Marchetti

 

(1) Come da documento di Battesimo Opera Primaziale del 14 giugno 1850.
Fonti: siusa.archivi.beniculturali, bfscollezionidigitali.org, Centro archivistico della Scuala Normale Superiore

Bibliografia:
R. Romiti Bernardi, “Gli internazionalisti a Pisa dal 1864 al 1875”, in “La Toscana nell’Italia unita. Aspetti e momenti di storia toscana 1861-1945”, Firenze, Unione Regionale delle Provincie Toscane, 1962.
F. Bertolucci, “Anarchismo e lotte sociali a Pisa 1871-1901. Dalla nascita dell’Internazionale alla Camera del Lavoro”, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 1988.
E. Capannelli e E. Insabato, “Guida agli archivi delle personalità della cultura in Toscana tra ‘800 e ‘900. L’area pisana”. Olschki, 2000
Ippolito Spadafora “Pisa e la Massoneria” Edizioni ETS, 2010
Alla memoria di giosaffatte Baroni, nel 1 anniversario della sua morte, gli amici, I compagni di pensiero ed azione consacrano, 5 Maggio 1900 Pisa : Tip. Ferdinando Simoncini, 1900 monografia

Fratellanza militare

La Fratellanza Militare dei Combattenti: Un Legame Solido Tra Veterani e Soccorso Pubblico

Nel lontano 1872, prendeva vita in Italia un’associazione destinata a scrivere un capitolo significativo nella storia del supporto ai veterani militari. La Fratellanza Militare, o “Fratellanza Militare dei Combattenti”, nacque con l’intento nobile di riunire coloro che avevano indossato l’uniforme e di promuovere il loro benessere, alimentando nel contempo il spirito di solidarietà tra i compagni d’armi.

Le origini della Fratellanza Militare erano intrise di un profondo senso di mutuo soccorso, poiché i veterani condividevano il peso delle esperienze belliche e cercavano un rifugio comune nella fratellanza che solo chi ha condiviso le stesse sfide può comprendere appieno. Tuttavia, fu solo nel 1878 che l’organizzazione ampliò la sua missione, dando vita alla “Compagnia Volontaria di Pubblica Assistenza”.

Questa audace iniziativa, interna alla Fratellanza Militare, vide la luce con l’obiettivo di estendere una mano solidale non solo ai veterani, ma anche agli emarginati e agli infortunati della società. La “Compagnia Volontaria di Pubblica Assistenza” divenne il baluardo dell’umanità organizzata militarmente, impegnandosi nella missione nobile di portare aiuto concreto a coloro che si trovavano in situazioni di disagio.

I Militi Volontari, con il loro impegno, non solo offrivano assistenza agli ammalati, ma si dedicavano anche al soccorso in situazioni di emergenza. Le esercitazioni periodiche, precursori di ciò che oggi chiameremmo Protezione Civile, evidenziavano la preparazione di questa compagnia a rispondere con prontezza a qualsiasi evenienza, confermando il loro ruolo imprescindibile nella tutela della comunità.

Da allora, la Fratellanza Militare ha tessuto una trama di solidarietà e servizio, offrendo sostegno ai veterani delle forze armate italiane, specialmente nei delicati periodi che seguirono la guerra d’indipendenza e l’unificazione del Paese. Oggi, la loro eredità continua a vivere attraverso un impegno costante a promuovere il bene comune e a mantenere vivo il legame tra chi ha servito la patria.

Roberto Marchetti

 

Fonte: fratellanzamilitare.com

 

 

 

 

 

L’attività massonica a Pisa

Foto: tratta dalla rete
Massoneria e Società Segrete a Pisa durante il Periodo Napoleonico
Durante il periodo napoleonico, Pisa si distinse dalle altre città toscane per una stabilità politica e sociale che vide la Massoneria locale attraversare questo periodo senza i grandi cambiamenti che invece caratterizzarono altre realtà toscane. L’esperienza bonapartista, seppur breve, provocò ovunque grandi e radicali trasformazioni. Tuttavia, a Pisa, il nuovo sistema di governo imperiale, che si basava su un’amministrazione decentrata, trovò terreno fertile grazie alla presenza di funzionari locali tecnicamente preparati e ben radicati nel tessuto sociale.
Nonostante l’avvento del governo napoleonico, non ci furono grandi traumi o sostanziali revocazioni di privilegi acquisiti. Molte nobili famiglie pisane, infatti, si videro semplicemente assegnare nuovi titoli nobiliari napoleonici. Questa stabilità contribuì a mantenere Pisa lontana dalle “mode contingenti” che investirono altre città toscane, riducendo anche l’impatto delle reazioni popolari antimassoniche del periodo della Restaurazione.Massoneria e Carboneria
La Massoneria pisana, pur ufficialmente schierata con Napoleone, vide una parte dei suoi membri radicalizzare le proprie posizioni in senso repubblicano e democratico. Questi individui preferirono promuovere organizzazioni collaterali, vicine per ritualità e cultura alla Massoneria, ma politicamente impegnate in prima linea. Tra queste organizzazioni, i primi fermenti furono rappresentati dai Carbonari, cui seguirono le società degli Adelfi e dei Sublimi Maestri Perfetti, promosse dal pisano Filippo Buonarroti e attive in tutta Europa.
Le autorità locali spesso faticavano a distinguere le diverse appartenenze tra queste società segrete. Nei primi rapporti di polizia si denotava una grande confusione, ma anche una certa tranquillità riguardo alla non pericolosità del fenomeno in Toscana. Un rapporto dell’Ispettore di polizia di Firenze del 16 novembre 1814 descriveva la setta dei Carbonari come avente per scopo la distruzione dei regnanti, ad eccezione del capo della Massoneria, anche se l’informazione non era del tutto precisa.

Le Società Segrete e il Controllo della Polizia
Nonostante la formalità legalista della Massoneria, le nuove società segrete, spesso emanazioni delle logge massoniche, operavano nell’illegalità con fini prettamente politici. La polizia cominciò quindi a esercitare un controllo preventivo anche sugli Adelfi, come testimoniato dalla spia Valtancoli, che descriveva la setta come particolarmente potente e ambiziosa nell’acquisizione del potere. Tuttavia, l’attività di polizia si limitava a una semplice sorveglianza, senza provvedimenti di particolare urgenza.

La Diffusione delle Idee di Saint-Simon
A Pisa, le idee di Saint-Simon si diffusero grazie a un gruppo di giovani animatori della vita latomistica cittadina, tra cui Giuseppe Montanelli, Enrico Mayer e Silvestro Centofanti. Nel 1832, questi fondarono una chiesa sansimoniana all’interno del Collegio di Santa Caterina. Montanelli ricorda il suo impegno all’interno della setta come un tentativo di conciliazione tra materialismo e spiritualismo, cercando di realizzare un socialismo cristianeggiante ispirato anche da un culto della scienza.
L’anno successivo, Montanelli entrò nella Carboneria, radicalizzando le sue posizioni politiche. Da questo periodo, il suo nome apparve frequentemente nei rapporti di polizia come individuo politicamente pericoloso, termine che da lì in poi contraddistinse molti massoni impegnati nei moti risorgimentali.

La Rete Internazionale della Massoneria
Pur essendo organizzazioni distinte, la Massoneria riconosceva i carbonari come “buoni cugini”, con costituzioni e rituali simili. I carbonari potevano ottenere il riconoscimento dei gradi acquisiti nelle “alte vendite”, giacché anche la Carboneria era un’organizzazione iniziatica strutturata su gradi di Apprendista, Compagno e Maestro.
Questi fermenti animarono la vita risorgimentale, caratterizzata dallo sviluppo delle società mazziniane, dai dibattiti nelle sedi universitarie e dalla partecipazione di molti massoni alle guerre di indipendenza. Gli studenti e i docenti pisani furono protagonisti nella battaglia di Curtatone e Montanara, e molti massoni, formatisi nei cortili della Sapienza, si distinsero come politici impegnati nelle esperienze di governo democratico, fino ad arrivare al triumvirato Montanelli-Guerrazzi-Mazzoni.
La storia della Massoneria e delle società segrete a Pisa durante il periodo napoleonico e successivo rappresenta un affascinante capitolo di intrecci tra politica, cultura e movimenti rivoluzionari, evidenziando il ruolo centrale della città nella nascita di una nuova identità culturale e politica europea.

Roberto Marchetti

 

Fonte: Ippolito Spadafora Pisa e la massoneria Edizioni ETS

Consolato operaio delle Associazioni liberali della provincia di Pisa

Verso la fine del XIX secolo, il panorama politico ed economico europeo vide emergere movimenti sindacali e socialisti che cercarono di affrontare le sfide poste dalla rapida industrializzazione e dalle condizioni di lavoro precarie. Nel decennio del 1890, questi movimenti guadagnarono slancio, influenzando significativamente la politica e la società dell’epoca.

I movimenti sindacali ebbero origine come risposta alle condizioni di lavoro difficili e all’espansione dell’industrializzazione. Gli operai, spesso sottoposti a lunghe ore di lavoro, salari bassi e ambienti pericolosi, cominciarono a organizzarsi per difendere i propri diritti. Gli scioperi divennero uno strumento comune per ottenere miglioramenti nelle condizioni di lavoro e negoziare con i datori di lavoro.

Parallelamente, emersero movimenti socialisti che proponevano una visione più ampia e sistematica del cambiamento sociale. L’obiettivo principale del socialismo era ridurre le disuguaglianze economiche attraverso la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e la creazione di una società più equa. Intellettuali come Karl Marx e Friedrich Engels influenzarono profondamente il pensiero socialista, fornendo basi teoriche alla lotta dei lavoratori.

Nel corso degli anni ’90 del XIX secolo, i movimenti sindacali e socialisti si consolidarono attraverso la formazione di partiti politici specifici. Paesi come Germania e Gran Bretagna videro la nascita di partiti socialisti e laburisti che cercarono di rappresentare gli interessi dei lavoratori nelle istituzioni politiche. Nel 1891, fu fondata la Seconda Internazionale Socialista, un’organizzazione che cercava di coordinare gli sforzi dei partiti socialisti in tutto il mondo.

Questi movimenti affrontarono ostacoli significativi, tra cui la resistenza delle élite industriali e politiche. Tuttavia, il loro impatto a lungo termine fu innegabile. Nel corso del XX secolo, le idee socialiste influenzarono le politiche di molti paesi, contribuendo alla creazione di sistemi di welfare e a una maggiore protezione sociale per i lavoratori.

In sintesi, i movimenti sindacali e socialisti degli anni ’90 del XIX secolo rappresentarono una risposta organizzata alle sfide dell’industrializzazione, plasmando il modo in cui la società affrontò le questioni legate al lavoro e alla giustizia sociale.

Roberto Marchetti

La Croce Rossa Italiana a Pisa

La Croce Rossa Italiana a Pisa

Un Viaggio Storico dal 1883 al 1915 

Le Origini: Il Consolato Operaio delle Associazioni Liberali

Il 21 ottobre 1883 segna una data fondamentale per la storia dell’associazionismo pisano, con la presentazione del programma per la costituzione del Consolato Operaio delle Associazioni Liberali della provincia di Pisa. Questa associazione provinciale riuniva diverse società legate ai valori del Risorgimento, prevalentemente di orientamento radicale e massonico, con l’obiettivo di promuovere il miglioramento intellettuale, economico e politico della classe operaia. Il programma includeva la promozione dell’istruzione, del mutuo soccorso, della cooperazione e del suffragio universale, unendo ben 22 società tra cui la Fratellanza Militare di Mutuo Soccorso di Pisa.

La Fondazione del Primo Comitato della Croce Rossa a Pisa
Un anno dopo, il 31 ottobre 1884, sotto la guida del comandante Giosafatte Baroni, venne costituita la compagnia di mutuo soccorso e assistenza “La Croce Rossa”. Questo primo tentativo di creare un comitato della Croce Rossa a Pisa si inserì in un contesto drammatico, segnato dall’epidemia di colera. La Croce Rossa, allora, si distingueva dalla Misericordia per la sua natura laica, ma l’esperienza ebbe vita breve a causa di motivazioni politiche e contingenti.

La Rifondazione del Sotto Comitato della Croce Rossa Italiana
Nel 1888, sotto l’impulso dell’avvocato Emilio Bianchi, si formò un nuovo Sotto Comitato della Croce Rossa Italiana a Pisa, ufficializzato il 25 agosto 1888 durante un’assemblea cittadina. Questo comitato, inizialmente presieduto dal Tenente Generale Francesco Villani, iniziò le sue attività con 111 iscritti, situando gli uffici presso la Regia Prefettura di Pisa e il magazzino presso le Scuole Tecniche. La presidenza passò nel 1889 al professor Domenico Barduzzi e poi, nel 1893, al maggiore Emilio Bartalini.

Le Attività di Soccorso e lo Sviluppo della Croce Rossa Pisana
Negli anni successivi, la Croce Rossa Italiana di Pisa si distinse per numerose attività, tra cui l’allestimento di un Ospedale Territoriale nel 1892 e la partecipazione alle manovre dell’VIII Armata nel 1899. Durante il terremoto di Messina del 1908, la Croce Rossa pisana allestì un “Posto di Pronto Soccorso” presso la stazione ferroviaria di Pisa San Rossore, con il coinvolgimento delle Dame della Croce Rossa che prestavano assistenza ai feriti e profughi.
Nel 1909, sotto la presidenza del professor Dario Bocciardo, venne istituito il primo corso per Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana a Pisa, con le prime diplomate nel 1910. Bocciardo fu un innovatore che riorganizzò il sistema di assistenza sociale pisano, integrando la Pubblica Assistenza e la Croce Bianca in un unico organismo.

La Crescita e l’Impegno della Croce Rossa Pisano
Nel 1910, la Croce Rossa di Pisa ampliò il proprio ambito territoriale assumendo le attività della Società di Mutuo Soccorso Croce Bianca del Piano di Pisa. Le attività di finanziamento, prevalentemente organizzate dalle Dame della Croce Rossa, culminarono nel ballo per la Croce Rossa del 18 febbraio 1911.
Allo scoppio della guerra italo-turca per la Libia, la Croce Rossa di Pisa inviò personale volontario a Tripoli, tra cui l’infermiera Clarice Pierini Borella e il tenente medico Luigi Bertini. Nel 1912, la presidenza del comitato passò al professor Giuseppe Tusini, che si concentrò sul potenziamento delle risorse e sulla formazione.

La Prima Guerra Mondiale e l’Impegno della Croce Rossa Giovanile
Nel 1915, la Croce Rossa Italiana di Pisa fondò la Croce Rossa Italiana Giovanile, coinvolgendo gli studenti in attività di soccorso e formazione. Durante il terremoto della Marsica del febbraio 1915, la Croce Rossa pisana si mobilitò per inviare soccorsi alle zone colpite, dimostrando ancora una volta la sua prontezza e dedizione.
Con l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale il 24 maggio 1915, la Croce Rossa di Pisa si trovò a fronteggiare nuove sfide, consolidando ulteriormente il proprio ruolo cruciale nell’assistenza e nel soccorso umanitario.

Roberto Marchetti

 

Fonte:
Emilio Avv. Prof.  Bianchi, La Croce Rossa Italiana. Il suo Passato e il suo Avvenire, Conferenza pubblica tenuta nel R. Teatro Ernesto Rossi il 16 giugno 1889, Pisa, Tipografia T. Nistri e C,  s.d.,
Vasco Galardi, La storia cronologica della CRI nella provincia di Pisa; dal 12 maggio 1820 all 23 dicembre 2000, Casciana Terme, Tipografia Fracassi, 2001.
Ministero per i Beni e le Attività culturali Biblioteca Universitaria di Pisa, Un secolo di associazionismo nel territorio pisano (1850-1950), Pisa, Edizioni ETS,  2000.
Ippolito Spadafora, Pisa e la Massoneria, Pisa, Edizioni ETS, 2010.
Sandra Cerrai, Pubblica Assistenza SR Pisa Un lungo cammino assieme, 134 anni di solidarismo e mutualità (1886-2019), Pisa, Il Campano, 2021.
Maurizio Vaglini, L’Ospizio Marino di Boccadarno nella storia di Marina di Pisa, edizioni Phasar, 2012.
Gianluca Fulvetti e Stefano Gallo edizioni, Antifascismo, guerra e resistenza a San Giuliano Terme, Pisa, Edizioni ETS, 2014.
Alberto Zampieri, Pisa negli anni della Grande Guerra, Pisa, Pacini editore, 2015.
Massimo Vitale, Però mi fò molto coraggio, Edizioni ETS, Pisa, 2016.
Antonio Cerrai e Giuseppe A. Cacciatore, Storia del Comitato di Pisa di , nella raccolta “Storia della Croce Rossa in Toscana dalla nascita al 1914. I. Studi” a cura di Fabio Bertini Costantino Cipolla Paolo Vanni, Milano, Edizioni Franco Angeli, 2023.