
“Un uomo non muore mai se c’è qualcuno che lo ricorda”
(Ugo Foscolo)
Il 27 febbraio 1978, nei cieli della Toscana, si consumò una tragedia che coinvolse quattro sottufficiali della Brigata Paracadutisti Folgore. Durante un volo di addestramento tra Pisa e Firenze, un elicottero militare subì un’avaria che portò il velivolo a compiere una serie di manovre anomale prima di urtare con il rotore principale i cavi dell’alta tensione nei pressi di Cerreto Guidi. Il contatto con i cavi causò la perdita immediata di controllo del mezzo, che precipitò in un vallone e si incendiò. Tre dei militari a bordo persero la vita sul colpo, mentre il quarto, estratto ancora vivo dall’abitacolo avvolto dalle fiamme, morì poche ore dopo all’ospedale di Empoli a causa delle gravi ustioni riportate. La dinamica dell’incidente colpì profondamente l’opinione pubblica, sia per la giovane età delle vittime sia per il coraggio dimostrato da quattro contadini della zona, i primi a giungere sul posto. Questi ultimi, incuranti del pericolo, sfidarono il fuoco per cercare di estrarre i corpi degli occupanti prima che le fiamme divorassero completamente il relitto. Il fatto si inserisce in un periodo in cui l’aviazione militare italiana affrontava difficoltà legate alla sicurezza e alla manutenzione dei mezzi, con una serie di incidenti che portarono le autorità a interrogarsi sulla necessità di rivedere protocolli e procedure di volo. Le indagini successive, condotte dall’aeronautica militare e dalla magistratura, si concentrarono sulle condizioni del velivolo e sulle circostanze che portarono all’urto con i cavi dell’alta tensione, senza però fornire risposte definitive sulle responsabilità della tragedia. L’evento rimase impresso nella memoria collettiva locale, sia per la drammaticità della scena sia per il gesto eroico dei civili intervenuti nel
Roberto Marchetti
Fonte: La Nazione
