Francesco Domenico Guerrazzi

Foto: rielaborazione dall’originale Fonte: galileumautografi

Francesco Domenico Guerrazzi (Livorno, 1804 – Cecina, Livorno, 1873) è stato uno scrittore e uomo politico italiano di rilievo. Si laureò in giurisprudenza all’Università di Pisa nel 1824, ma già l’anno seguente intraprese la carriera letteraria con la pubblicazione delle “Stanze alla memoria di Lord Byron” (1825), opera che esaltava il poeta inglese conosciuto a Pisa poco tempo prima. L’influenza di Byron sulla produzione di Guerrazzi fu sempre molto forte.

Nel 1827 pubblicò a Livorno i quattro volumi de “La battaglia di Benevento”, un romanzo storico che evidenziava le qualità distintive del suo stile: un patriottismo vivace e sfrenato, una ricercatezza linguistica, uno stile convulso e baroccheggiante con venature classicistiche, e una predilezione per le tinte cupe e macabre, caratteristiche che lo avvicinarono al romanzo nero inglese.

Acceso democratico, nel 1829 Guerrazzi fondò il giornale “Indicatore livornese” e partecipò attivamente ai moti risorgimentali, subendo arresti e condanne. Durante la prigionia a Portoferraio, scrisse le “Note autobiografiche” (pubblicate postume nel 1899) e quasi completò “L’Assedio di Firenze”, uno dei suoi romanzi storici più noti. In questo periodo compose anche “La serpicina”, una satira della giustizia umana e della vita forense, pubblicata tra gli “Scritti” (1847).

Tra il 1848 e il 1849, Guerrazzi fu protagonista della rivoluzione in Toscana. Nel febbraio 1849, con la fuga di Leopoldo II, costituì un governo provvisorio con Giuseppe Montanelli e Giuseppe Mazzoni, e nel mese successivo fu eletto capo del potere esecutivo, esercitando di fatto una dittatura personale. Al ritorno del granduca, fu processato e condannato a 15 anni di prigionia. Durante la detenzione nel carcere delle Murate a Firenze, scrisse “Apologia della vita politica di F.D.G. scritta da lui medesimo” (1851), una lunga autodifesa polemica verso i moderati e il sistema giudiziario toscano. La pena fu successivamente commutata nell’esilio in Corsica, da dove fuggì nel 1859 per raggiungere Genova, dove soggiornò fino al 1862.

Nel 1860, Guerrazzi fu eletto deputato nel primo Parlamento nazionale, dove rimase per circa dieci anni, sempre all’opposizione contro le forze moderate. Negli ultimi anni della sua vita, mentre si distaccava dal dibattito politico, mantenne intensa la sua produzione letteraria con il romanzo “Il buco nel muro” (1862), considerata la sua opera più notevole, “L’assedio di Roma” (1863-65) e “Il secolo che muore” (pubblicato postumo per intero nel 1885), continuazione meno riuscita del romanzo del 1862.

Tra i suoi romanzi storici, che gli procurarono grande popolarità tra i contemporanei, si ricordano anche “Veronica Cybo” e “Isabella Orsini”, entrambi inclusi nella raccolta degli “Scritti”, “Beatrice Cenci” (1853) e “Pasquale Paoli” (1860), dedicato a Garibaldi.

Roberto Marchetti

 

Fonte : Treccani