Bruno Bussolin

Bruno Bussolin

Bruno Bussolin nacque nel 1921 a Monselice, un piccolo centro in provincia di Padova, e fin da giovane dimostrò una forte dedizione allo studio e al senso del dovere. Dopo aver conseguito la licenza magistrale a Rovigo nel 1939, iniziò subito a lavorare come maestro elementare, appassionandosi a una professione che sentiva come una vocazione. La sua attività di insegnante fu però interrotta nel febbraio 1941, quando venne chiamato a prestare servizio militare. Questo evento segnò l’inizio di un nuovo percorso, che lo avrebbe portato a scrivere una delle pagine più eroiche della storia italiana.
Dopo aver frequentato la Scuola allievi ufficiali di Ravenna, Bussolin ottenne nel 1942 il grado di sottotenente di complemento e venne assegnato al 36° Reggimento fanteria motorizzata. Tuttavia, la sua carriera militare ebbe una svolta quando entrò nella prestigiosa Scuola paracadutisti di Viterbo, specializzandosi in una delle formazioni più d’élite dell’esercito italiano. Qui si unì al 185° Reparto paracadutisti dell’XI Battaglione “Nembo”, dimostrando una straordinaria dedizione, competenza e capacità di leadership che gli valsero il rispetto dei suoi commilitoni.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’Italia si trovò divisa, con il centro-nord occupato dai nazisti e il sud liberato dagli Alleati. Bussolin, con il suo battaglione, aderì al Corpo Italiano di Liberazione (CIL), un’unità composta da soldati italiani decisi a riscattare l’onore del Paese e a contribuire alla lotta contro il nazifascismo. Il Nembo, insieme al CIL, partecipò a numerose operazioni nel centro Italia, distinguendosi per il coraggio e la determinazione dei suoi uomini.
Nel maggio del 1944, durante una delle fasi più intense della campagna di liberazione dell’Italia centrale, Bruno Bussolin si offrì volontario per una missione ad alto rischio. Alla guida di una pattuglia di paracadutisti, ebbe l’arduo compito di assaltare tre postazioni nemiche pesantemente armate, situate in posizione strategica presso Monte San Michele d’Abruzzo. Dimostrando straordinario coraggio e freddezza, fu il primo ad avanzare sotto il fuoco nemico, riuscendo a eliminare le postazioni tedesche con grande abilità. Durante lo scontro, però, fu colpito gravemente alla gamba destra. Nonostante la ferita, Bussolin rifiutò ogni tipo di soccorso, ordinando ai suoi uomini di continuare l’azione e mantenendo il comando con un’inflessibile determinazione.
La sua missione si concluse tragicamente quando una raffica di mitragliatrice lo colpì al petto, ponendo fine alla sua giovane vita. Le sue ultime parole, “Nembo”, il grido di battaglia del suo battaglione, furono un’ulteriore testimonianza del suo straordinario attaccamento al dovere e alla patria. Il sacrificio di Bruno Bussolin, avvenuto il 19 maggio 1944, non fu vano: la sua azione permise agli Alleati e ai partigiani italiani di proseguire l’avanzata, infliggendo un duro colpo alle forze tedesche.
Per il suo eroismo, Bruno Bussolin venne insignito postuma della Medaglia d’Oro al Valor Militare, la massima onorificenza italiana, riconoscimento di una vita vissuta all’insegna del sacrificio, della libertà e dell’amore per il prossimo.

Roberto Marchetti

 

Motivazione della medaglia d’oro

Volontario si offriva per un’azione rischiosa al comando di una pattuglia. Assaltava per primo tre munitissime postazioni tedesche eliminandole. Ferito una prima volta alla gamba destra rifiutava ogni soccorso asserendo che la sua unica preoccupazione era quella di andare avanti e con indomito slancio, primo tra i suoi valorosi riprendeva l’azione. Colpito mortalmente da una raffica di mitragliatrice in pieno petto, chiudeva la sua giovane esistenza incitando i suoi uomini al grido di “Nembo”. Esempio di alte virtù militari e di ardente patriottismo.
Monte S. Michele d’Abruzzo, 19 maggio 1944.

 

Fonte: wikipedia
Foto: movm.it